12/10/2012 di Michele
La sentenza della Corte Costituizionale in merito al decreto
legge (poi divenuto legge) riguardante i “tagli” alle retribuzioni dei
Magistrati rappresenta perfettamente la contorta logica italiana di dualismo
ideologico.
Il Governo Berlusconi (più o meno un’era geologica fa, ma
non ne sono sicuro) aveva approvato un
decreto legge prevedente una riduzione di retribuzione dei Magistrati in
termini sia di “stipendio” che di “indennità” (se così si possono chiamare).Le
rimostranze dei Magistrati hanno seguito l’iter giudiziario consono, fino ad
arrivare alla Corte Costituzionale che ieri si è espressa negativamente in
merito, spiegando che queste riduzioni violavano in primis il principio di indipendenza
della Magistratura; non rispettavano il principio di contribuzione in base al
reddito (ma solo in base alla professione o all’ordine in quanto vanno ad
intaccare le tasche di una sola categoria di dipendenti pubblici) ed
addirittura ledevano anche il principio per cui chi ha di più deve contribuire
in maniera maggiore (in quanto togliendo un’indennità identica per qualsiasi
magistrato andavano ad intaccare con maggior efficacia il reddito disponibile
di quei magistrati che hanno una retribuzione minore).
L’unione del tremontiano interesse economico e del berlusconiano
interesse repressivo hanno dato vita a questo controverso decreto legge che se
da un lato mostra l’ingerenza di uno dei tre poteri fondamentali dello Stato
(esecutivo) su di un altro (giudiziario), tipico delle dittature, da l’altro la
sua incostituzionalità fa accapponare la pelle dei sempre più (e sempre più
noi) che non arrivano alla fine del mese e che vedono queste misure di
riduzione della spesa pubblica applicate a redditi superiori a 70,000/80,000
euro essere cancellate nella più prestigiosa aula di Tribunale.
Chi ha ragione? Entrambi.
L’indipendenza dell’organo giudiziario non può essere messa
in discussione nemmeno per piccoli “aggiustamenti” economici perché questo
significherebbe creare un precedente per determinare un potere più forte degli
altri (l’esecutivo) che da solo è in grado di gestire l’intero apparato statale
(vedi le dittature di ogni colore) oppure per antitesi (considerata la situazione
economico/politica), la deriva che ci attende è quella populistico-americana in
cui 10 bifolchi scelti a caso e scevri di ogni nozione giuridica vengono scelti
per garantire il rispetto della legge, quindi un tribunale di eletti. Quindi è
bene che l’apparato giudiziario rimanga completamente autonomo dagli altri due.
D’altro canto, viste le manovre “lacrime e sangue” che tutti
noi stiamo assaporando di buongusto da Novembre, sarebbe più che opportuno che
tutto il servizio della Pubblica Amministrazione fosse ampiamente riformato (magari
non togliendo i buoni pasto agli impiegati a 1200€ al mese ma tagliando un bel
po’ di super dirigenti da centinaia di migliaia di euro all’anno, figli del
clientelismo; lo so che sembra retorica ma ce ne sono tanti e contano molti
buoni pasto) e se, come è e come voglio che rimanga, dobbiamo garantire
l’autonomia dei Magistrati, allora sarebbe opportuno che il CSM (magari di
concerto con il Ministro dell’Economia e quello della Giustizia) stabilissero
delle riduzioni anche per chi con un cospicuo reddito è giusto che contribuisca
al risanamento dei conti come ogni altro dipendente pubblico; fermo restando la
mia idea economica di “rilancio” basata in primo luogo
sulla “correzione” della spesa pubblica e non sulla sua “riduzione”.
Se vuoi aiutare DiciamoNoi, il modo migliore è un più uno su google+ in fondo all'articolo o in cima alla pagina o una qualsiasi condivisione/mi piace su facebook o altro! Nonchè, ovviamente, commentare:)
Commento di prova
RispondiElimina:(
Elimina