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giovedì 24 maggio 2012

I partiti potranno investire solo in titoli UE, meraviglioso........

Vengo a sapere che un emendamento alla legge sulla riforma del finanziamento ai partiti vieta agli stessi di investire la loro liquidità in lingotti e diamanti, costringendoli ad investire in titoli emessi da stati UE. Una parte del mio cuore è sinceramente addolorata per i tanti Gordon Gekko amministratori di denaro pubblico che non potranno più cimentarsi nell'emulazione del loro idolo. La fitta selvaggina di fenomeni della finanza, dopo aver raggiunto grandi risultati sul mercato della Tanzania, era sul punto di cimentarsi nella gestione di propri hedge funds, nella speculazione sui futures del succo d'arancia e in fantasiose tecniche di composizione di opzioni su azioni, le quali avrebbero indubbiamente arricchito la già nutrita letteratura e casistica accademica nel campo finanziario. Che disdetta...
La seconda parte di me, tuttavia, non può fare a meno di notare come sia una cosa singolare il fatto che l'emendamento ad una legge si prefigga di individuare il modo in cui i partiti possono investire i loro soldi. Meglio, i loro soldi pubblici. E' forse una mia impressione e, forse, la primavera ormai inoltrata con le sue allergie mi impedisce di ragionare in modo sensato, tuttavia mi sembra che i soldi che questa gente riceve dallo Stato dovrebbero essere un rimborso per le spese sostenute in campagna elettorale, al massimo finanziamenti che riconoscano la loro somiglianza ad un'associazione, non una sorta di raccolta fondi per banche di investimento. Per quello che mi riguarda ho già ipotizzato la mia soluzione al problema del finanziamento ai partiti, ora mi limito solo ad osservare che, se questi signori hanno a disposizione così tanta liquidità da poterla investire, vuol dire che non gli serve per gli scopi a cui sarebbe teoricamente destinata. Se non gli serve per spese elettorali o per altre più o meno fantomatiche spese, che non gli venga data. Recenti elezioni, oltretutto, hanno dimostrato come sia possibile fare campagne elettorali vincenti spendendo seimila euro. Di autofinanzimento. Non mi si venga a dire che questi soldi non possono essere lasciati nelle casse dei partiti a fare la muffa perché c'è una discrepanza temporale tra il tempo in cui vengono ricevuti e quello in cui vengono spesi. La vera discrepanza è tra i soldi che spendono e quelli che gli vengono regalati da ognuno di noi. In ogni caso, comprare titoli di Stato espone comunque il denaro investito ad un rischio consistente, specie in questi tempi di crisi dei debiti sovrani. Pertanto, io vieterei di investirli in qualsiasi cosa. Al massimo, in titoli dello Stato Italiano, almeno questi novelli Warren Buffet starebbero più attenti a non provocare disastri economici a destra e a sinistra...

martedì 17 aprile 2012

Alfano Bersani Casini, quanto siete carini

Alfano, Bersani e Casini hanno fatto sapere ieri sera, in occasione della loro relazione alla proposta di legge sui finanziamenti ai partiti che hanno presentato tutti insieme allegramente, di essere contrari all'abolizione totale dei finanziamenti ai pariti. Premesso che dell'argomento ho già parlato, ripeto che sono anche io convinto che i rimborsi elettorali debbano essere dati ma in un certo modo c he preveda la loro totale esclusione dalla gestione del denaro (rimborso diretto dello Stato a chi gli fornisce i servizi). In questo modo, saremmo anche sicuri che i rimborsi siano veramente rimborsi e non altro. Detto questo, mi vorrei soffermare un attimo sulla soave unione di voci che caratterizza l'espressività di questi tre leader di partito oggi. Persone che dovrebbero odiarsi politicamente cinguettano in modo amabile, mentre la leggera brezza primaverile li avvolge. Ora, se tappandosi il naso si può giungere a concepire l'idea che per un fantomatico senso di responsabilità verso lo Stato, malattia nuova che li ha contagiati da poco, si mettano insieme in un governo di unità nazionale mandando a puttane quello in cui credono, questo non è la stessa cosa. Qui quello che li tiene insieme è solo il senso di unità verso le loro tasche. Mi rendo conto che possa essere demagogia, mi rendo conto che possa sembrare un discorso banale e terra terra, però credo che la semplicità a volte nasconda delle verità e questo e uno di quei casi. E' mai possibile che nemmeno su questa questione debbano venir fuori soluzioni e proposte differenti da tre partiti che insieme dovrebbero rappresentare la stragrande maggioranza del Paese? E' mai possibile che si debba assistere a uno spettacolo così ideologicamente indecoroso, così penoso mentre tutti noi facciamo sacrifici e veniamo sommersi di tasse? Non dovrebbero nemmeno avere la faccia di presentarsi in pubblico e stanno lì come tre chierichetti a fare quelli che necessitano di finanziamenti per non essere preda degli interessi particolari, delle lobby. Come se oggi non lo fossero...

domenica 8 aprile 2012

Finanziamento ai partiti, sono solo parole...

Dopo lo scandalo della Lega e dopo lo scandalo del PD, sembra che il mondo politico si stia dando da fare per cambiare la normativa attuale che consente, sostanzialmente, a ciascuno di fare il porco cavolo che gli pare. La questione è semplice, noi li riempiamo di soldi, loro li spendono come gli pare, poi arrivano come tanti uccellini carini a cinguettare che bisogna cambiare il sistema. Pensare che siamo in mano a gente che si fa soffiare milioni di euro sotto il naso senza accorgersene fa venire il vomito (ammesso che sia vero...). Ora, cosa vorrebbero cambiare? E' probabile che, in una certa misura, il finanziamento ai partiti sia necessario, per non far dipendere tutto da interessi che potrebbero non essere sempre quelli dello Stato (...). Per evitare che la politica diventi una cosa solo da ricchi, anche. Ma che Bersani venga a dirmi che per legge i bilanci dovranno essere certificati, è una cosa che mi fa quasi piangere. Mi sembra proprio che quello debba essere il minimo.  Penso che dovremmo arrivare ad un sistema in cui il finanziamento sia solo ed esclusivamente un rimborso per le spese sostenute in campagna elettorale. Questo però effettuato in maniera diretta. Mettiamo che il Pd sostenga di aver sostenuto spese per trenta milioni di euro. Non un centesimo di questi dovrebbe andare al partito, sarebbe lo Stato che, direttamente, pagherebbe chi ha stampato i volantini, chi ha fornito servizi di altro tipo, chiunque abbia insomma collaborato alla campagna. Con una cifra massima prestabilita. E con un costo, ad esempio, del singolo volantino, che per legge non possa oltrepassare un dato limite. Si potrebbe addirittura arrivare a fare una sorta di "zecca di stato del materiale elettorale", se non fosse che poi ci metterebbero sempre le mani i politici. Ovviamente l'idea è piuttosto utopica e altrettanto ovviamente avrà mille controindicazioni che ora non mi vengono in mente (se vengono in mente a voi, commentate...) ma, se non altro, i soldi in mano, almeno pubblici, questa gente non li avrebbe più. Potrebbero così darci, forse, dei motivi in meno per prenderli tutti a sassate...