giovedì 27 settembre 2012

Sallusti in carcere, è giusta la reazione?

Giustizia
Giustiza, Giotto, Cappella degli Scrovegni
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti è stato definitivamente condannato ieri al carcere per aver consentito la pubblicazione di un articolo diffamatorio quando era direttore di Libero.
 Ora, sono d'accordo che in un paese civile non si dovrebbe andare in carcere per un reato d'opinione. Tuttavia mi sembra che manchi una parte fondamentale nel ragionamento che sta sotto questa vicenda: la legge è legge, lo è quella che interessa tutti e lo è quella che interessa uno. Sallusti non è stato condannato in modo ingiusto, semmai è ingiusta la legge, come possono esserlo molte che riguardano molte più persone. E' passato attraverso più gradi di giudizio, ha avuto giusti processi ed è stato condannato. Ha anche rifiutato di accettare il pagamento di una somma ulteriore al querelante diffamato, per sua stessa ammissione. Che voglia intraprendere una personale battaglia contro l'ingiustizia della legge, a me sta bene. Non mi sta bene, però, che l'Italia debba occuparsi di tutelare chi viene condannato per aver pubblicato un articolo diffamatorio, oltre che ampiamente discutibile nei contenuti e nella ricercatezza del ragionamento, quando nessuno si preoccupa dello stato di emergenza estrema in cui si trova il nostro Paese. Politici e giornalisti all'unisono premono per un cambio di legge. Fabrizio Cicchitto, stamattina, auspica una soluzione legislativa in tempi stretti. Mi domando come sia possibile che questa solerzia sia sorta improvvisamente nell'animo di giornalisti e politici, quando da mesi aspettiamo di vederla anche per legge elettorale, corruzione e simili. La risposta pare ovvia: gli interessi di molti sono evidentemente meno pressanti dell'interesse di uno. Uno che, beninteso, non è un malato la cui cura sia stata rifiutata da un ospedale. Non è un operaio sottoposto a contratti indegni di una democrazia. Non è un pensionato che non ce la fa ad arrivare a fine mese. Non è un malato o un invalido che non riceve fondi perché i suoi fondi finiscono nelle tasche di qualche consigliere regionale. E' un condannato, secondo una legge dello Stato. E, soprattutto, è uno. Sallusti continui pure, giustamente, la sua battaglia, per la quale simpatizzo. Ma si smetta, in Italia, di muoversi solo quando c'è da salvaguardare il Sallusti di turno, mentre si trotterella quando ci sono da salvaguardare gli interessi di tutti. E' un concetto molto distorto di vicinanza alla gente.

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