giovedì 28 giugno 2012

Elsa Fornero incompresa, lasciatela stare

Nebbia governo

Elsa Fornero, nostra eroina da tempo non sospetto, ci ha deliziato ieri con una ammaliante intervista al Wall Street Journal. Desiderosa di esportare il suo modello vincente all'estero ha dichiarato, in barba agli stolti che ancora credono che la Costituzione Italiana sia qualcosa di più che un pezzo di carta, che il lavoro non è un diritto. A seguito di ciò, in mezzo alle perenni nebbie che avvolgono il Parlamento Italiano e l'intelletto dei suoi occupanti, s'è udito un suono, quasi impercettibile, di disapprovazione. Non tanto per il concetto espresso, troppo difficile da condannare per chi ha giustamente passato gli ultimi cinquant' anni a meditare profondamente sulle sorti del Paese, quanto per l'interruzione del sonnellino pomeridiano quotidiano (pare che qualche giovane, abbrutito dal tragico fato di essere uno sfigato, abbia inspiegabilmente gridato allo scandalo, svegliano gli incolpevoli onorevoli). A questo punto, Elsa si è affrettata a smentire quanto detto, attraverso il suo entourage (capperi!), il quale ha con molta solerzia precisato che il ministro non si riferiva al lavoro ma al posto di lavoro. Ah ecco, era una banale incomprensione, ora torna tutto. In sostanza, il lavoro è un diritto, il posto di lavoro no. Cioè, tu hai il diritto a lavorare, ma non hai il diritto ad avere un posto dove lavorare. Hai il diritto a lavorare, ma non nel posto dove vuoi, non sempre nello stesso posto. Cioè, non è che ti sei comprato quel posto,no? Aspetta aspetta, chiariamo. Hai il diritto al lavoro,ovviamente, ma devi combattere per il tuo posto. E non pensare che valga chi arriva prima, se c'eri ieri oggi non ci sei più, bello mio. Domani, per tutelare il tuo diritto, se supererai ancora vivo il gaudente massacro del combattimento, ti verrà dato un altro posto dove lavorare, è fin troppo semplice. Infatti, grazie alla buona riforma del governo, voci provenienti dal nord affermano che sia ora possibile trovare un nuovo posto di lavoro al giorno, anche due volendo, con una facilità disarmante. Pare che l'Emilia sia in una fase di ridente sviluppo economico, che un giovane su due sia in evidente imbarazzo nel dover cacciare le miriadi di molesti piccioni viaggiatori che offrono posti di lavoro beccando rumorosamente sulle finestre di buona mattina e che la benzina sia ad un prezzo così basso che, in ogni caso, per vivere e spostarsi basta la paghetta dei genitori, gelosamente messa da parte da chi a dieci anni ha avuto la vista lunga. Quindi, pregasi astenersi dal disturbare l'operoso compito della Signora Fornero,  ad oggi impegnata a supplicare Mario Monti di toglierle l'odioso appellativo di Ministro del Lavoro (che reputa offensivo) per passare ad un più moderno "Ministro Piangente" o "Ministro della Ripopolazione Stradale". Nel frattempo pare che Bersani, letargico ma quantomai incisivo leader, si sia svegliato in piena notte nel pieno di un incubo tremendo: vedeva solo rosso, rosso da tutte le parti, rosso ovunque. Il maggiordomo di casa racconta di come, per fortuna, si sia tuttavia riaddormentato senza troppi problemi, appena disturbato da un lontano ricordo suscitatogli dall'orrendo colore, soffocato sul nascere senza troppa difficoltà e subito messo a tacere con estrema letizia.

sabato 9 giugno 2012

Legge unioni gay, subito

Pierluigi Bersani, colto evidentemente da un attacco di sensibilità sinistroide, si esprime oggi a favore del riconoscimento delle unioni tra omosessuali. Il problema è più che mai attuale in Italia, come al solito paese indietro rispetto al resto del mondo. Non capisco, sinceramente, cosa ci sia da obiettare nel riconoscimento di diritti in più per altre persone, quando si hanno assicurati i propri. Il discorso è talmente ovvio da essere banale, per quello che mi riguarda. In Italia, purtroppo, il bigottismo ecclesiastico la fa da padrone in queste questioni e si deve sempre pagare un dazio sociale e temporale alla Chiesa, vera e propria traditrice del messaggio cristiano "ama il prossimo tuo come te stesso". Basterebbe seguire queste poche parole, giuste per chiunque sia cristiano o meno, per evitare molte delle figuracce che riescono a collezionare, ma si sa che la Chiesa di oggi e il messaggio cristiano hanno ben poco in comune. Due persone che vivono insieme tutta la vita hanno il pieno diritto di vedersi riconosciuti tutti i diritti che lo Stato riconosce a coppie di sesso diverso nella stessa condizione, senza se e senza ma. Aggiungere altro a questo sarebbe solo a discapito della evidente chiarezza della situazione.

venerdì 8 giugno 2012

Bersani allo scoperto, Pd coi moderati


Il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha oggi dichiarato che il Pd sarà alleato alle prossime elezioni con forze moderate e liste civiche, senza fare ammucchiate. Finalmente, non ci sono più dubbi sul fatto  la strada intrapresa dal partito sia sempre più quella del centro e non certo quella della sinistra, come del resto dimostra ampiamente l'appoggio ad un governo che di sinistra non ha fatto proprio niente. 
Bersani, con questa mossa, si vorrebbe assicurare un posto ai piedi del pio Casini, compagnuccio di recenti merende con il quale l'intesa sembra essere sbocciata felicemente. Sono veramente lieto che il partito composto per due terzi da ex militanti ds e pci abbia intrapreso questa via tortuosa verso la moderazione, via lunga ma che saprà ripagarli certamente con un posto in paradiso in un'altra vita. Del resto, in tempi di crisi i valori della sinistra non possono certo essere rappresentati da questo branco di allegri annuenti, pronti ad assecondare qualsiasi sanguinaria proposta del governo per prosperare nel Grande Mare del Centro, pieno di pesci moderati che tutti cercano ma di cui, francamente, si stenta a definire un'identità. Bersani non era adatto a fare il leader di centrosinistra: non è mai riuscito a superare le evidenti difficoltà nel pronunciare la parola "patrimoniale" e l'orticaria lo affliggeva ogniqualvolta si rendesse necessario un fiato contro le riforme assassine dei lavoratori dipendenti, diciamolo pure, essere di sinistra non è di certo il suo talento naturale. Resta ora l'irrefrenabile (...) curiosità per sapere cosa ha intenzione di fare per conquistare il centro il novello Napoleone, si ipotizzano genuflessioni varie, lunghe letture di Manzoni passeggiando per i parchi pubblici (guardando male i giovani con la musica nelle orecchie) e un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, senza però fermarsi troppo in Spagna dato l'altissimo rischio di venire contaminati dalla Movida, vera e propria aberrazione per ogni spirito sinceramente moderato. Nel frattempo, il Paese si chiede come mai l'estrema sinistra e l'estrema destra (che poi sono semplicemente la sinistra e la destra) siano rimasti gli unici argini a non cedere di fronte alla piena del fiume moderato, irresistibile divoratore di nomine e poltrone che continua la sua strada per diventare una compiuta pozza di fango...

giovedì 7 giugno 2012

Piano turismo, perchè siamo il paese più bello del mondo

Paese più bello del mondo

Mi trovo d'accordo con l'idea avanzata dal Ministro del Turismo Gnudi di approntare un piano per il rilancio del turismo in Italia, facendo una promozione che riguardi l'intera nazione e non le sole realtà regionali. Non so come vogliano mettere in atto questo piano ma mi sembra una necessità assoluta. E' un settore che in Italia dovrebbe fare la differenza assoluta rispetto alle altre nazioni, così non è. Nel 2010 eravamo addirittura al quinto posto tra le nazioni più visitate del mondo dietro a Francia (79 milioni di turisti), Stati Uniti (60 milioni), Cina (56 milioni) e Spagna (53). L'Italia, con circa 43 milioni, registra un risultato veramente da poco se si pensa alle potenzialità che avrebbe il nostro paese. Abbiamo il 60% del patrimonio artistico mondiale, un mare introvabile nei paesi che ci precedono, città d'arte decisamente superiori. Eppure non riusciamo ad attirare una quantità di turismo adeguata. Come è mai possibile che la Francia, che eccettuata Parigi non ha una singola città più bella di quelle italiane (e tra Parigi e Roma si può discutere all'infinito), ci debba sorpassare di più di 35 milioni di turisti? Aggiungo, senza quasi avere il mare come possibilità ricettiva. La Spagna ci supera di dieci milioni di turisti, inspiegabilmente. La sola spiegazione che si può trovare è nella qualità dei servizi rispetto ai prezzi praticati, decisamente scadente. Nessuno vuole più venire al mare in Italia dato che si praticano prezzi assurdi e una vacanza nel peggior posto italiano costa come una a Sharm el Sheik per uno straniero, nelle città non c'è un sistema dei trasporti adeguatamente sviluppato, si veda la metropolitana. Le autostrade costano come in Francia ma sono scadenti come quelle (gratuite) inglesi, il costo della benzina scoraggia chiunque voglia fare una vacanza "on the road" sul modello degli Usa. Chiunque voglia andare al mare, da qualunque parte d'Europa, non capisce perchè dovrebbe scegliere di venire in Italia e non andare in Grecia a prezzi pesantemente inferiori. Siamo indietro sotto molti punti di vista, insomma, e il governo fa bene a cercare un rimedio per recuperare lo svantaggio in un settore che, in periodi di crisi, dovrebbe continuare a rappresentare il nostro motore maggiore.

mercoledì 6 giugno 2012

Obama e Cameron, dopo la Merkel nuovi padroni?

obama salvataggio euro
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ed il Premier britannico Cameron hanno dichiarato oggi pomeriggio che è necessario un piano per la crisi dell'eurozona. La dichiarazione congiunta segue quella di ieri sera in cui gli statunitensi ci offrivano i loro consigli e la loro consulenza per uscire dalla crisi. 
Riepilogando, in Europa comanda la Merkel, comanda sulla Francia, sull'Italia, sulla Spagna, sulla Grecia e su tutti i loro cittadini. Ora però, essendo noi tutti evidentemente accondiscendenti a farci trattare come bestiame senza cervello dai tedeschi, anche gli eterni alleati angloamericani fiutano l'occasione e vogliono mettersi in mezzo. Sarà forse un concetto estremo e, forse, americani ed inglesi sono animati da interessi migliori che il semplice allargare la loro area di influenza su di noi, è quello che mi auguro. Tuttavia, è quantomeno ridicolo che in tutti i paesi della Zona Euro non si riescano a trovare persone in grado di gestire la crisi senza ricorrere ad aiuti dall'estero. La realtà, più semplicemente, è che queste persone pur essendoci non hanno il potere di mettere in pratica ciò che vorrebbero. Tutto questo a causa della Germania. L' Euro era nato come moneta unica, in grado di favorire le economie dei paesi aderenti con forza considerata inesauribile. Quello che già dall'inizio si sapeva, però, è che così facendo si sarebbe rinunciato alla possibilità di gestire la politica monetaria. Era un prezzo importante, tuttavia considerato non eccessivo rispetto ai vantaggi ipotizzati. La maggiore controindicazione era che paesi che si fossero trovati in situazioni opposte di difficoltà o espansione nello stesso momento avrebbero dovuto raggiungere un compromesso riguardo alla gestione di tale politica, con il concreto pericolo di trovarsi a gestire momenti critici con addirittura la situazione monetaria impostata come freno. Il difetto fondamentale di tutto il marchingegno sta, ovviamente, nella mancanza di titoli di stato comuni, nella mancanza dei cosiddetti "Eurobond". Non esiste, al mondo, un insieme di paesi che abbia la stessa moneta ma debba prestare a tassi differenti l'uno dall'altro. Con un euro impostato così, la Germania sta semplicemente approfittando delle carcasse degli altri stati, vedi Grecia, Spagna e Italia. La situazione non può cambiare, perchè i tedeschi hanno il coltello dalla parte del manico: se loro lasciano, sono probabilmente i soli che si salvano, di certo non si salvano i paesi sopracitati. Se loro continuano a fare così, però, accumulano un vantaggio competitivo rispetto a noi e agli altri, lasciandoci a lessare lentamente mentre loro diventano sempre più forti e ottengono soldi in prestito a tassi ridicoli.
 Il fatto che la loro economia sia forte è un loro merito, il fatto che la nostra sia allo sfascio principalmente un nostro demerito e della nostra classe politica vergognosa. Detto questo, tuttavia, siamo in una situazione in cui la sovranità non ci è consentita, una gestione economica indipendente non ci è consentita e il dissenso verso chi sta meglio di noi non ci è consentito. Iniziamo a cambiare votando un nuovo, legittimato governo, che almeno riesca ad evitare di farci sembrare un animale morente che attira ogni giorno nuovi avvoltoi.

martedì 5 giugno 2012

Riapriamo le case chiuse, tassiamo la prostituzione

Prostituzione regolare
Un' idea immediata per il governo: riaprire le case chiuse. Se si mettessero da parte certi moralismi insensati negli anni che viviamo, potremmo tutti accorgerci di come sarebbe vantaggioso per lo Stato provvedere ad una cosa del genere.
 Tutti sanno che in Italia la prostituzione è ricercata e diffusa, nel 2002 Repubblica aveva individuato in circa 9 milioni il numero di Italiani che erano soliti rivolgersi alla prostituzione in modo abituale. Sono passati dieci anni ma il fenomeno resta apparentemente sempre lo stesso. La riapertura della case chiuse consentirebbe allo Stato di guadagnare sulle tasse che, a quel punto, le prostitute sarebbero costrette a pagare. E' da precisare, poi, come circa il 10% sia sfruttato mentre il 90% non lo sia. Nella enorme percentuale di coloro che non lo sono di certo si troverebbero persone disposte a pagare le tasse pur di avere una protezione dal punto di vista previdenziale analoga ad un qualsiasi lavoratore. Per quanto riguarda il rimanente 10%, che non lo fa di sua spontanea volontà ma arriva in Italia con ben altre speranze, la regolarizzazione e riapertura delle case chiuse renderebbe il mercato degli sfruttatori probabilmente ben più povero e si potrebbe risparmiare un destino atroce a chissà quante ragazze. Ovviamente, mi rendo conto che non sia un concetto nuovo, ciò non vuol dire che sia sbagliato.
 Se in Italia la prostituzione fosse regolamentata e consentita in modo da ottenerne un gettito fiscale, i soli che non ne beneficerebbero sarebbero i moralisti duri e puri che non si rendono conto che la prostituzione ce l'hanno già da tempo sotto il naso e, soprattutto, che la scelta di prostituirsi non è certo il sogno di ogni ragazza quanto piuttosto una scelta dettata da situazioni spesso molto dolorose e senza alternative.

lunedì 4 giugno 2012

Fornero e parità pubblico-privato, se serve a licenziare lei sono d'accordo

Elsa Fornero, Ministro del Lavoro dell'attuale governo, continua la sua personale crociata per la parificazione della situazione dei dipendenti privati e di quelli statali, auspicandone un equiparazione dal punto di vista delle tutele lavorative. In sostanza, possibilità di licenziare nel settore pubblico con le stesse modalità con cui si può farlo nel settore privato, senza più tutele. Il discorso è sufficientemente complesso e coinvolge molti ambiti. E' indubbiamente vero che in ambito statale ci siano una montagna di sprechi e una montagna di lavoratori che di lavoratore hanno solo la definizione. Così come è vero che la botte di ferro in cui il contratto statale pone questi  "lavoratori" non li stimola certo a dare il meglio di sé. Sicuramente, stiamo parlando di un mondo che andrebbe snellito e reso più efficiente anche dal punto di vista del personale. Detto questo, lascia sgomenti la totale disinvoltura con la quale il ministro Fornero continua a trattare la sua mansione al pari di una sorta di falciatrice dei posti di lavoro, viene da pensare che abbia paura a camminare da sola per strada e voglia quindi avere un po' di compagnia, magari giovane. Al pari della riforma del lavoro riguardante il settore privato, mi chiedo se sia corretto impostare un tale sconvolgimento della struttura occupazionale senza procedere a nessuna misura che possa realmente renderla moderna. Quale senso ha rendere più facili i licenziamenti se le persone licenziate non trovano un altro lavoro? Per attirare capitali esteri, si dice. Effettivamente, grazie all'astuta combinazione di protezione lavorativa e tasse assassina messa in campo dal governo, ci ritroveremo presto al pari dei Cinesi come reddito, cosa che incoraggerà le grandi multinazionali a venire da noi per fare cucire palloni ai nostri figli o impiegarci in immense fabbriche dormitorio. Scenari veramente confortanti, che mi rendono veramente ottimista per il futuro. Vorrei sapere dalla Fornero se ritiene di trovare una collocazione ai milioni di impiegati statali che vorrebbe licenziare o se ha intenzione di allestire grossi pascoli nella pianura padana. Con le tasse che il suo governo impone, come pensa che le imprese possano essere nelle condizioni di assumere? Vogliamo lasciare altri milioni di italiani senza la minima protezione, in questa fase? La logica con la quale il governo tratta queste questioni non può essere sempre quella di attrarre investimenti stranieri. Anche se loro non sono stati votati da nessuno, devono pur sempre rispondere agli italiani. Le riforme della PA non possono essere fatti, ad oggi, così sulle spalle della gente, gente già troppo provata per la loro manifesta incapacità di ideare una qualsivoglia misura credibile di crescita. 

domenica 3 giugno 2012

I politici si ricordino che lo Stato è laico, non è del Papa

papa
Per fortuna Sua Santità Benedetto XVI ci ha regalato un'altra dose di ingerenza papale nelle questioni dello Stato Italiano. Ratzinger, davanti alla plaudente folla di credenti giunti da ogni parte del mondo (!) ad assistere alla sua messa, ha ritenuto opportuno procedere all'espressione di alcune valutazioni della Chiesa riguardo alla situazione dello Stato. Ha bacchettato i partiti, colpevoli di non mantenere le loro promesse. Si è scagliato contro l'aborto e l'eutanasia, che non devono a suo dire essere consentite dallo Stato. Ha detto che la famiglia deve essere fondata sul matrimonio. Ora, il Papa ha il diritto di dire ciò che vuole, la folla che lo ascolta testimonia l'interessa che una nutritissima parte della popolazione ha verso le sue indicazioni e raccomandazioni. Io mi chiedo se sia, però, opportuno che lo Stato Italiano consenta a chicchessia di esprimere simili valutazioni dopo che gli sono stati messi a disposizione milioni di euro in spese per la sicurezza della manifestazione. Soprattutto, mi domando se sia giusto che al cospetto del Papa ci fossero leader di partito e istituzioni, compreso il Presidente del Consiglio Monti, evidentemente interessati a prendere istruzioni su come si guida uno Stato da qualcuno che non mi risulta faccia parte degli organi costituzionali italiani. Non è ammissibile questo servilismo statale da parte delle istituzioni, lo Stato è laico. Io voglio uno Stato laico, non uno Stato in cui  istituzioni e politici fanno a gara a sbracarsi a sentire il Papa ogni volta che proferisce parola, interferendo in modo molto discutibile in questioni che non hanno nulla a che fare con la sua missione evangelica, ecclesiastica, di guida dei fedeli. E' una questione che riguarda la religione il comportamento dei partiti? E' forse obbligatoria la consultazione del Papa sulle questioni riguardanti leggi dello Stato Italiano? No. Allora, che il Papa continui a dirle e che i suoi fedeli continuino ad ascoltarlo, come è legittimo che sia. Ma che le istituzioni italiane la smettano con questo atteggiamento, si inginocchino davanti al Parlamento.

RUBrICONE

03/06/2012 di Michele



Ormai c’è stata; e la polemica retroattiva non interessa più di tanto, però dato che se n’è discusso veramente tanto…
Questa benedetta parata si doveva fare o non si doveva fare? E se non si faceva si affievoliva il nostro senso (che al momento è al suo apice)  di patria, di nazione unita, di Paese? E che risparmio reale se ne otteneva?
Penso sia doveroso (quanto inutile) iniziare dicendo che ovviamenti i militari che sono stati coinvolti nella parata non sono certo stati deviati in via dei Fori Imperiali direttamente dall’Emilia, e che se veramente là, dove i più fortunati stanotte dormiranno in tenda, c’è la necessità di far convogliare altre squadre delle forze dell’ordine,  non è indispensabile toglierle da Roma.
Riguardo ai costi: la parata quest’anno dovrebbe essere costata intorno ai 3 milioni di euro (Yahoo Finance), con un risparmio di 2 milioni di euro rispetto all’anno scorso (anche se le due cifre non sono facilmente confrontabili perché l’anno scorso era anche il 150° anniversario dalla nascita della Repubblica e si spesero cifre eccezionali), senza cavalli e senza frecce tricolori.Anche in questo caso mi sembra doveroso ricordare che per un Paese come l’Italia, spendere 2 milioni di euro per festeggiarsi una volta all’anno, non mi sembra una cifra esorbitante (nemmeno in tempo di crisi). Si può discutere invece sulla forma, perché la festa della Repubblica deve essere celebrata quasi esclusivamente attraverso una parata militare? Io non voglio che il mio orgoglio di essere italiano dipenda dalla potenza (o fascino) dell’esercito, che la Nazione in cui sono nato, ha. Vorrei che la parata fosse molto più ridotta e fossero invece organizzate feste nelle piazze delle città, visite di cariche istituzionali nelle Università, letture a tema nelle scuole, incentivi a passare il “ponte”( o week-end)  in Italia, insomma, che fosse tutti gli anni il 150° ! Invece come ogni anno anche quest’anno ci sentiamo italiani perché abbiamo i bersaglieri…
Ma la verità purtroppo non è che la gente comune viene presa in giro attraverso false notizie da chi la vuole o da chi non la vuole, i semplici ragionamenti di prima sono comuni a tutti e non penso nessuno possa darmi torto, in realtà (forse per pudore verso sé stessi e verso il proprio Paese)  ci si nasconde dietro questi “falsi” per mascherare il nostro sentimento: noi non ci sentiamo italiani!
Non ci sentiamo italiani quando vediamo metà Paese coinvolto omogeneamente e trasversalmente nelle vicissitudini giudiziarie: un politico che ruba soldi al partito non ci rappresenta, un politico che è capace di parlare solo di troie e barzellette non ci rappresenta, la ragnatela dei 20 consiglieri dei CDA delle maggiori Spa italiane non ci rende orgogliosi, il campanilismo estremo che per qualcuno si trasforma in razzismo e voglia di secessione non ci rende orgogliosi, gli abusi impuniti subiti in caserma non ci rendono orgogliosi, gli abusi impuniti subiti in parrocchia non ci rendono orgogliosi, i gioiellieri che dichiarano 17,000 euro all’anno non ci rendono orgogliosi, i notai che si tramandano il “lavoro” da generazioni non ci rendono orgogliosi, i morti nelle fabbriche non ci rendono orgogliosi e così via…
La polemica sulla parata è solamente una scusa per manifestare il proprio scontento verso una Nazione che purtroppo ha tantissimi problemi e non sembra fare il minimo sforzo per poterli risolvere perché non crede nella comunità generando così un circolo vizioso, minor senso di appartenenza -> estraneazione dalla cosa pubblica -> persistenza delle problematiche -> minor senso di appartenenza.
La soluzione ovviamente non ce l’ho ma sicuramente esiste ed un bel punto di partenza potrebbe essere riportare il Pese alla legalità: chi sbaglia, paga, in proporzione al suo errore; punto.


Vedi anche: RUBrICONE 27/05/2012

sabato 2 giugno 2012

Papa e parata, che brutta giornata

Autore: Anthony Majanlahti http://www.flickr.com/people/93226994@N00 from Rome, Italy
Mentre in Emilia Romagna la gente è preda del timore per le continue scosse e per un futuro che appare quantomai incerto, ricorre la festa della Repubblica Italiana. Una festa che, nonostante le numerosissime voci contrarie spare per l'Italia, è stata celebrata con una parata militare costata tra i 2,5 e i 3 milioni di euro. Parata militare della quale, fondamentalmente, non frega assolutamente niente a nessuno, buona solo per mettere in mostra forze dell'ordine come se fossimo nell'Ottocento. Forze dell'ordine, sia ben chiaro, che molto spesso si dimostrano molto più responsabili e coscienziose di chi governa le istituzioni, vedi i Vigili del fuoco e il malcontento mostrato dalle altre. Non sarebbe stato meglio rinunciare a spendere così inutilmente questi soldi e destinarli ad un aiuto alle popolazioni bisognose? E' ovvio che non sono i soldi della parata a fare la differenza globalmente, ma possono fare differenza per qualcuno. Cosa ancora più importante, oltretutto, possono dare alla gente il segnale che la politica e le istituzioni non sono completamente distaccate dal popolo. Mentre i partiti  sono considerati peggio della peste nel Paese, i loro vertici continuano a non capire che per ritrovare la fiducia della gente c'è ben altro da fare che provare ad accaparrarsi le prime file di una sfilata o la partecipazione al ricevimento quirinalizio. Dove sta il rispetto della gente? Il sentimento popolare viene continuamente calpestato, dimenticandosi che la sovranità appartiene al popolo e che quando il popolo fa sentire la sua voce è più importante di qualsiasi istituzione italiana. Il popolo si era espresso chiaramente, anche se un minimo di coscienza sarebbe stata sufficiente, ma la sua voce è stata messa da parte per lasciare spazio a giochi di rappresentanza e potere che poco hanno a che fare con chi, carabiniere, muratore o ingegnere, rappresenta la vera Italia. Un'altra occasione persa, insomma, della quale il pronostico era tristemente facile. 
Nel frattempo, a Milano, lo Stato spende altri tre milioni di euro tra Protezione Civile e forze dell'ordine per assicurare al Papa la sua presenza nel capoluogo lombardo. Tralasciando il fatto che il Papa dispone di risorse sufficienti per pagare di tasca sua una cifra del genere, attraverso il "piccolo" patrimonio a disposizione di Santa Romana Chiesa, ci si chiede se non si provi un minimo di vergogna, nel mondo cattolico, a tenere occupate Protezione Civile e forze dell'ordine per tre milioni di euro mentre in Emilia manca l'assistenza e manca qualcuno che possa recuperare non so, la televisione di una donna anziana da una casa pericolante? Mai pensato che la Chiesa dei nostri giorni abbia una coscienza civile, tuttavia stavolta mi sembra che se ne siano passati. Non ci scordiamo di aggiungere ai tre milioni la cifra messa a disposizione dalla Regione Lombardia, ad opera del pio Formigoni. Stato e Chiesa sono da troppo tempo lontani dalla gente, cosa che può anche riguardare solo loro, ma che li rende assolutamente inadatti a servire cittadini e fedeli con la loro gestione attuale.

venerdì 1 giugno 2012

Borsa ai minimi storici, Spread a 455, il governo che fa?

Oggi, la Borsa ha toccato il suo minimo livello storico. Lo spread è a 455 punti, mentre ci ricordiamo tutti cosa aveva detto il lungimirante Mario Monti vedendolo scendere sotto i trecento: non sarebbe più risalito sopra a quel livello. In Emilia il terremoto ha fatto vittime e danni a una delle zone più produttive del Paese. La gente è preda della rabbia e della disaffezione, i partiti non riscuotono più alcuna fiducia.
 In tutto questo, cosa fa il governo? Non mi sembra che siano state annunciate, iniziative degne di una qualsivoglia nota. Era stato detto che sarebbero state varate delle misure per la crescita, dove sono? Dove sono le liberalizzazioni? Come pensano di crescere, questi economisti sempre più chiaramente scarsi, continuando ad aumentare le tasse sulla benzina per ogni necessità? Continuando a deprimere i consumi, a veder salire la disoccupazione, senza fare niente che possa dare un nuovo slancio all'economia di questa Italia spenta e abbattuta? Il fenomenale ministro Giarda ha impiegato mesi per identificare cento miliardi di euro di possibili tagli da fare, chissà se ha anche la buona creanza di farli, magari preferisce aspettare altri sei mesi o nominare una decina di commissari che lo supportino. Non so se qualcuno si rende conto che al governo non sanno più quali pesci prendere. Manca un orizzonte, mancano le idee. I più strenui sostenitori dell'armata brancaleone che sostiene questi mirabolanti tecnici continuano a sostenere che chi li critica sia solo uno strillone. Io mi chiedo se si rendano conto che loro, che dovevano essere la nostra risposta competente alla crisi, non abbiano saputo fare nulla, dico NULLA, che un politico tradizionale non avrebbe saputo fare. Dove hanno manifestato la loro superiore abilità? Smantellando le tutele dei lavoratori, minando le sicurezze dei dipendenti, poltrendo con ostentata supponenza ed arroganza di fronte al malcontento sociale sempre più evidente, ponendosi in modo indecente contro i sindacati, elargendo perle di saggezza e consigli di vita del tutto irrispettosi della realtà della gente comune. Tutto ciò, privi della minima dose di umiltà che dovrebbe accompagnare chi si ritrova ad avere la possibilità di cambiare il Paese in cui vive senza essere stato scelto da nessuno. L'arroganza del governo poteva essere una pretesa dei primi due mesi, ora cede miseramente di fronte ai miserrimi risultati che hanno raggiunto, ammesso che abbiano raggiunto qualcosa. Mi si viene a dire che Monti deve sottostare alle pressioni di due parti politiche. Ammesso e non concesso che sia così, faccia un gesto responsabile e se ne vada, privando almeno il Paese della depressione causata dall'aver scelto un governo tecnico che ha fatto cose tecniche non più valide di quelle che avrebbe saputo fare Topolino.