domenica 7 ottobre 2012

Una politica di principi, non di Principi “dalebani”


07/10/2012 di Elena

Il dibattito politico di un Paese con una crisi economica industriale e ormai sociale sembra diventato soltanto uno: Primarie si o primarie no? Nel PD se ne parla apertamente, nel PDL rimane ancora forte il network parentale sociale tipicamente italiano per cui la nomina viene fatta per passaggio dello scettro (non che nella sinistra degli ultimi anni, mascherata dietro la democratica scelta  non si sia fatta attenzione spudorata al mantenimento della poltrona).
 Eppure a meno di un semestre dal voto ancora non sappiamo i programmi che potremo confrontare, nessuno ha parlato di priorità governative. Dopo venti anni di berlusconismo folle (e sembra davvero che di berlusconiani non ce ne siano rimasti che veterani nostalgici) continuiamo a dibattere la costruzione del personaggio che meglio può rappresentare la leadership nel nostro Paese azzoppato dalla finanza speculativa prima e dal governo dei tecnici poi.
A Novembre i nostri bei politici rampanti non si sono preoccupati di volere un governo politico, lungi da loro doversi proporre agli italiani con un programma sensato,  eppure loro ne hanno fatto il loro lavoro della politica e non avrebbero dovuto di certo avere tutta questa fretta di delega verso freddi tecnici burocrati interessati alla mera rendicontazione statale. Ma tutti (chi più chi meno) contenti ci siamo ritrovati con questo bel Governo di tecnocrati, burocrati che hanno gestito il nostro Stato come un ideal type  weberiano, hanno applicato perfettamente regole e statuti senza andare minimamente ad invischiarsi nella storia politica e sociale di un popolo che non ce la sta facendo più (o che forse ce la fa ancora troppo bene per continuare a stare zitto).
Ma sono tanti quelli che hanno già una tremenda nostalgia del governo Mario Monti; ce l’hanno quelli che lottano per una riforma elettorale senza coalizioni, in cui i partiti sarebbero costretti a nominare un terzo a capo del governo non avendo nessuno la maggioranza sufficiente per proporre il proprio capogruppo, ce l’hanno quegli italiani che temono di vedersi deridere di nuovo dal Parlamento europeo con barzellettieri, ce l’hanno quei lavoratori per cui lo spread, il rendimento dei titoli di Stato e le politiche della BCE non sono altro che l’annunciazione che l’azienda in cui lavorano non avrà il finanziamento della banca rischiando il collasso. Ce l’abbiamo un po’ tutti questo timore. Come un bambino che quando finisce la storia deve andare a dormire e vorrebbe rimandare il momento in cui l’antagonista viene ucciso e la storia giunge all’epilogo i nostri politici affezionati non vogliono la sconfitta del mostro Monti per non vedersi recapitare la famosa lettera di licenziamento (le cui politiche hanno reso così frequenti) che li rimanda a casa.
Rottamare, rinnovare, ricambiare? Non so quale sia il termine più appropriato. Noi che siamo stati definiti la “generazione persa” non possiamo continuare a tenerci i Principini della vecchia generazione a governare; vogliamo tenerci alcuni princìpi, ma non vogliamo quelli che Einaudi definirebbe i “dottrinari”, quelli che non si interrogano sui propri valori, ma li accettano miseramente perché imposta dal gruppo parlamentare di appartenenza, siamo stanchi di questo assurdo vecchio modo di far politica, dove il merito non conta (ed io non ci sto a dire che il merito in questo Paese farebbe soltanto danni), dove i legami famigliari regolano le scatole cinesi del potere delle aziende e delle istituzioni, basta con questi burattini il cui punto di vista è la fede politica incondizionata e trascendentale del Partito. Non esistono principi che non siano fondati sull’esperienza, sul ragionamento e un Partito non può chiedere uniformità di pensiero, perché non può esserci uniformità di vite. Ben vengano dunque le Primarie in cui si mette in gioco la linea di partito, vorrei soltanto che al termine non trovassimo un leader, non ne abbiamo bisogno, di un programma invece che delinei l’immagine di società che ci vogliamo proporre e soprattutto che metta al primo posto la politica industriale ne abbiamo una vitale e necessaria necessità.

Bersani, Renzi ora che sappiamo finalmente che la partita è ancora aperta e che le regole ci piacciono a tutti diteci che cosa volete fare e dove volete andare: “Usato garantito o rottamatori” che sia il MERITO a scegliere la Weltanshaung per ripartire, il locomotore delle idea di sinistra a cui sarà spero rinnovato il modo di pensare e lasciato il giusto spazio di intervento individuale. Basta al vecchio PCI mascherato, basta  parlare del mio partito come di una casata mafiosa e attenzione mio caro “Usato garantito” riguarda i tuoi principi, i tuoi valori come coefficienti del tuo operato e non ti limitare a garantire il trono ai soliti Principi “dalebani” non ci occorrono più e il loro scettro di marzapane si è sciolto completamente. 


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