mercoledì 7 novembre 2012

Italia, il Paese delle Responsabilità


di Lorenzo

treno italia
Vi è mai capitato in questo nostro bel Paese, di chierdervi il perché, di tanta inefficienza,
malfunzionamento o disorganizzazione per tutto ciò che ruota intorno ai servizi pubblici? O
comunque sia tutto ciò che rappresenta lo Stato, nella vita di tutti i giorni.
Faccio un esempio: io ho ventitré anni e ogni volta che viaggio in treno ho voglia di emigrare.
Ritardi, treni sporchi, lenti, rotti. Personale scortese e assenza totale di comunicazione da parte di
FS. ( Chiaramente escludendo varie Frecce super veloci e super costose, fuori dalla portata di
qualsiasi pendolare ) . 
Durante gli anni una delle risposte che mi sono dato è la mancanza di responsabilità. 
Perché un treno ritarda?
Forse per via di un problema tecnico, ma di chi è responsabilità? 
Non lo sappiamo. 
Mi chiedo: non sarebbe molto più efficiente ed utile un sistema di responsabilità, che renda il
capotreno responsabile di tutto quanto succeda nel suo treno ed al suo treno? 
Mi spiego: se il capotreno Mario Rossi ha accumulato tot ritardo in tot viaggi, allora al suo
stipendio del mese verrà sottratto un certo numero di euro.  Sarà probabile allora che i ritardi
diminuiscano, perché Mario Rossi farà tutto quanto in suo potere per far andare tutto liscio.
Perché invece è normalità arrivare a destinazione cinquanta minuti dopo l'orario scritto sul
biglietto? Perché se il treno di Mario Rossi arriva due ore in ritardo nessuno se la prende con lui?
Credo che, dal momento che tutto il sistema Paese si fonda sulle persone, ci sia bisogno di una
persona responsabile. Con delle persone di cui è responsabile sotto di lui e delle persone
responsabili sopra di lui. Ma in modo serio.
Credo che questa possa essere una strada. Chiaramente per quanto riguarda cause imputabili al
personale. E sempre chiaramente, nel mio mondo ideale non c'è un lavoratore col fiato del
superiore sul collo, super stressato, super attivo, altrimenti niente stipendio, (con treni che si
schiantano per recuperare secondi persi com'è già successo nel civilissimo Giappone). Però è ora
che qualcosa si muova in questo senso e che ci assumiamo tutti le nostre responsabilità. 
Con buone probabilità allora noi cittadini pagheremmo sì per un servizio, ma otterremmo in
cambio un risultato. 
Perché andiamo all'ufficio postale e facciamo un'ora di fila per una bolletta, mentre nel frattempo
l'impiegato allo sportello lavora a due all'ora tra una chiacchiera e una pausa?
Perché negli uffici catastali il personale non è in grado di fare una fotocopia?
Perché un medico sta giocando a tennis invece di essere in reparto?
Perché i corridoi di un ente a caso, sono pieni di gente in perenne pausa caffé?
Servono responsabilità chiare e devono essere rispettate. Perché da tutte le piccole inefficienze
dell'apparato pubblico, scaturisce un disagio per chi ne usufruisce.
Credo che vada “privatizzato” dal punto di vista della produttività, l'approccio al posto di lavoro
pubblico.
Tra le innumerevoli uscite scellerate e lontane dal mondo reale, al nostro amato ministro del
lavoro Fornero è uscito detto una volta, in tema articolo 18, di estendere la flessibilità anche per i
contratti ai lavoratori pubblici. Forse è stata l'unica volta in cui mi sono sorpreso d'accordo.
Pretendere un'operatività paragonabile a quella del privato anche del pubblico, sarebbe stata unabuona cosa, ho pensato. Nel rispetto dei diritti chiaramente. Se non altro qualcuno si era posto il
problema.
Vorrei dire che la mia non è una crociata contro il Pubblico Impiego, né sto facendo, anche se
sembra, di tutta l'erba un fascio. 
Quello che penso è che nella generazione precedente alla nostra, troppe persone hanno ricevuto,
come piovuto dal cielo, un inossidabile e indiscutibile posto statale.  Anche dove non ce n'era
bisogno, anche senza la preparazione adeguata. E con la sicurezza dello stipendio
indipendentemente dalla prestazione svolta, l'efficienza e l'applicazione sono risultate
secondarie, che “ non importa come lavoro tanto in busta paga non conta “ 
Come risultato ora abbiamo, a mio parere, una macchina dello stato  incompetente e farraginosa,
che si basa su una minoranza di dipendenti lavoratori che cerca di garantire ugualmente i servizi.
Contribuendo ad aumentare il senso di sfiducia verso il Paese, a renderlo se possibile ancora più
sfiancato e a rinforzare l'equazione Pubblico = Inetto. 
Mentre quello che invito a fare è chiedersi, di fronte ad un disagio, di chi è la responsabilità, o se si
preferisce di chi è la colpa. 
Di fronte ad una colpa siamo naturalmente disposti alla ricerca del colpevole. 
Quand'è che una responsabilità diventa colpa? Direi di abbassare la soglia.

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1 commento:

  1. La realtà è un po' differente ed il populismo è dietro l'angolo, attenzione!
    Per quanto riguarda i primi due temi che hai preso in considerazione (FS e Poste) il vero problema non è trovare il capro espiatorio (il capotreno Mario Rossi) che nella maggior parte dei casi non è responsabile di ritardi/scioperi/malfunzionamenti in generale, perché forse questi problemi sono dovuti ad altri o ad una mancanza di cooperazione/collaborazione/comunicazione tra i vari soggetti addetti; e nemmeno nella signora Maria Rossi (impiegata delle Poste) che lavora "a due all'ora" perché probabilmente il suo lavorare lentamente non è dovuto a lei ma magari ai sistemi informatici che sono lenti o alla mancanza di procedure esatte o materiali adatti.
    Il problema sta sì nella responsabilità, ma in quella dei top manager (vedi Cimoli - 10 Milioni di "tfr" tra FS e Alitalia, una in disastro economico e l'altra fallita) che non hanno saputo mai amministrare le varie aziende "statali" ed anzi le hanno depauperate.Oltretutto stiamo parlando di due servizi gestiti in regime di monopolio e come ogni economista alle prima armi sa, questo è un male assoluto in uno Stato liberale.
    Ovviamente le inefficienze dovute al personale impiegatizio/operaio esistono, ma sono solamente la punta dell'iceberg e non facciamoci la guerra tra poveri (magari frustrati da anni di incompetenza del management).

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